La cerca del Bue continua...

 

Qualche mese addietro, con Sergio ci siam dedicati a seguire le fratture che dagli alti bastioni si lanciano lungo le pareti che si affacciano su una delle anse di maggior suggestione della Codula Ilune, disegnando antiche vie d'acqua sui calcari addobbati dai verdi di boschi e rampicanti. Nell'occasione individuavamo in sequenza, ben nascosti nel folto della vegetazione, almenotre pertugi impraticabili, lasciavamo in pace  il primo nel suo giaciglio di rovi e facevamo finta di non vedere l'ultimo, nascosto dietro un robusto tronco. Superate frasche e rampicanti di svariate dimensioni ci dedicavamo invece al secondo. Un duro lavoro ci consentiva di ampliare una condottinadi accesso nella terra ad una prima saletta. Le tute speleo che avevamo con noi negli zaini non erano indossabili a causa del fangodi cui si erano inzuppate la giornata immediatamente precedente, dedicata ad una attenta rivisitazione delRamo del Bue dentro Su Molente. Dopo uno scavo deciso mi ritrovavo a strisciare su pietre e terriccio e mi lasciavo letteralmente cadere in un piccolo e basso ambiente sovrastato da un camino,adornato da una colonnina con colata che pareva nascondere una prosecuzione in verticale.

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La diaclasi del Bue

 

E’ il 18 novembre del 2007 quando, durante una battuta esterna, Roberto Loru, si fa spazio in un intrico di frasche e di rovi e individua una evidente diaclasi, nascosta dal folto della vegetazione. La frattura si approfondisce per un paio di metri per poi arrestare la sua corsa verso il basso e le propaggini meridionali del Bue Marino, contro un basamento completamente occluso da detriti e terriccio. La frattura si allunga per qualche metro sia verso monte che verso valle. La verifica delle prosecuzioni  che corrono parallele al letto della Codula Ilune, ma con sezioni inferiori per, infine, stringere in spazi realmente angusti, portano ad individuare come via preferenziale di scavo, l’area mediana della diaclasi, a cielo aperto, contraddistinta da una sezione leggermente più ampia. Nel periodo compreso tra il febbraio del 2008 e il maggio del 2009 si vede calare nettamente l’attenzione sui lavori di approfondimento nella "Diaclasi del Bue". Gli sforzi del gruppo sono, questa fase, interamente dedicati alla disostruzione, al momento senza esito positivo, della prima buca di Pedra Molina, iniziati il 17 febbraio 2008

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La partita

Niente da fare per i "sassarini" oggi come nel precedente appuntamento in campo con le "riserve",  dopo i ripetuti confronti  dall'esito incerto, dopo i primi coraggiosi e infaticabili attacchi alla cieca che avevano portato il GSS a violare ancora una volta la porta del canalone calcareo, dopo la rabbiosa reazione  di quest'ultimo che con gioco pirotecnico provava a irretire gli avversari costretti alla difensiva, dopo il deciso ma guardingo contrattacco degli speleo nostrani, capaci di riorganizzarsi, a nulla sono valsi i disperati tentativi degli ultimi due appuntamenti, l'avversario dapprima illude i nostri  poi finalmente li doma nonostante, gli svariati tentativi degli ospiti di provare il colpaccio, sempre sotto la costante minaccia di un contropiede dall'effetto fatale. Nessun contropiede per fortuna ma non si è riusciti a segnare e in questi casi il pareggio contava poco, contava solo la vittoria.
Si esce a capo chino dopo una gran partita, l'avversario concede ai nostri l'onore delle armi e non infierisce (perchè altrimenti non sarei qui a scrivere...). Ormai è chiaro da queste parti non si passa.

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La Grotta "Perduta"

Correva la fine degli anni ottanta, quando in una fredda giornata autunnale,  appena maggiorenne scorrazzavo in lungo e in largo, sulle ripide e scoscese pietraie del supramonte di Dorgali che sovrasta le famose grotte del Bue Marino, alla ricerca di nuove grotte e di fantomatici ingressi alti di questo importante sistema, teatro a quei tempi di incessanti attività esplorative e di rilievo, che il GSS portava avanti con il gruppo locale di Dorgali. Quel giorno localizzai alcuni interessanti ingressi di cavità nella zona di “Sas Coduleddas”, ma uno più di tutti mi colpì in particolare. Celato in maniera inverosimile e praticamente invisibile alla vista, dietro una folta vegetazione, si apriva l’ingresso di un cavernone, dove al suo interno erano ben visibili le tracce di qualcuno che vi aveva abitato o sostato in tempi addietro.

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Non solo Codula...

Bisogna proprio dirlo. Quello spit l'ho messo io.
La frattura ci si era parata davanti all'improvviso fra i verdi della macchia mediterranea e le sfumature di azzurri e celesti del mare poco distante, alla base della strapiombante falesia.
Un varco improvviso fra i campi solcati che precipita per poco meno di una decina di metri fra ombre via via più fitte  che nascondono alla vista un abbozzo di rampicanti.

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