La diaclasi del Bue
E’ il 18 novembre del 2007 quando, durante una battuta esterna, Roberto Loru, si fa spazio in un intrico di frasche e di rovi e individua una evidente diaclasi, nascosta dal folto della vegetazione. La frattura si approfondisce per un paio di metri per poi arrestare la sua corsa verso il basso e le propaggini meridionali del Bue Marino, contro un basamento completamente occluso da detriti e terriccio. La frattura si allunga per qualche metro sia verso monte che verso valle. La verifica delle prosecuzioni che corrono parallele al letto della Codula Ilune, ma con sezioni inferiori per, infine, stringere in spazi realmente angusti, portano ad individuare come via preferenziale di scavo, l’area mediana della diaclasi, a cielo aperto, contraddistinta da una sezione leggermente più ampia. Nel periodo compreso tra il febbraio del 2008 e il maggio del 2009 si vede calare nettamente l’attenzione sui lavori di approfondimento nella "Diaclasi del Bue". Gli sforzi del gruppo sono,
questa fase, interamente dedicati alla disostruzione, al momento senza esito positivo, della prima buca di Pedra Molina, iniziati il 17 febbraio 2008
e della seconda buca di Pedra Molina divenuta poi l’accesso dalla Codula Ilune al Ramo del Bue, nel cuore di Su Molente. Anche l’esplorazione dei rami a monte di Su Molente e dei suoi grandi sifoni in direzione di Su Spiria me anche, appunto, l’esplorazione subacquea e degli ambienti aerei del Ramo del Bue in direzione della Codula di Luna, ci tengono a lungo lontani da quella diaclasi a cielo aperto che punta decisa verso i rami terminali del Bue Marino. Inizia a questo punto una prima intensa attività di scavo portata avanti sinergicamente dal Gruppo Speleologico Sassarese e dagli amici del Gruppo Ricerche Ambientali di Dorgali. Una serie di uscite successive portano ad approfondirsi di almeno quattro-cinque metri. Si è ormai sotto il livello del greto del Rio Codula ilune, almeno un paio di metri più in basso rispetto alla partenza della frattura.
La Codula di Luna si staglia contro i verdi e i celesti dello sfondo a pochi metri di distanza. Le operazioni fin da subito non sono affatto semplici. L’allestimento del cantiere e l’esigenza di bonificare le pareti dai massi in bilico che fan capolino tra i sedimenti con l’approfondirsi dello scavo rallentano le operazioni. Queste ultime sono ulteriormente complicate dal restringersi della frattura man mano che si perde dislivello. Le complesse operazioni di sbancamento e di recupero dei detriti, dei sedimenti terrosi e argillosi e di grossi massi o lame di calcare da profondità via via maggiori, sono snervanti e l’auspicio di improvvisi sfondamenti verso il basso è continuamente frustrato. I depositi terrosi e sabbiosi ostruiscono compatti la via verso il fondo.
Le esplorazioni finalmente riprendono, anche se in maniera piuttosto lenta, nel maggio del 2009.
Si perde del tempo a scavare un tunnel apparentemente soffiante proprio all’ingresso della "Diaclasi del Bue" al suo livello superiore, nella speranza che possa intercettare un qualche pozzo parallelo, libero dai detriti. Il tunnel intersecherà dopo un cinque sei metri di agguerrita disostruzione orizzontale, una diaclasi che lo taglia perpendicolarmente, il cui fondo è riempito da sedimento e detrito grossolano e la cui volta e le pareti sono invase dai massi di una pericolosa frana. Anche questa via viene al momento abbandonata.
Vengono progressivamente estratti grossi blocchi e lame di calcare, frammenti di depositi concrezionali staccati dalle lisce pareti, dalla furia delle violente piene di un lontano passato.
Il 6.03.2010 si raggiunge una quota approssimativamente stimata in 9mt. portati a 11mt. nel mese di maggio. Nonostante la costanza, lo zelo nell’applicazione e il non risparmiarsi, si lavora a rilento.La ripresa delle esplorazioni al Ramo del Bue con la scoperta di qualche decina di metri di condotte, sifonanti in inverno, invase dai blocchi di frana, poste ad un livello inferiore rispetto alle gallerie conosciute, le quali si scontrano contro gli ingenti depositi sabbiosi e i ciottoli che invadonol’area sotto la Codula Ilune, interrompono nuovamente le operazioni di scavo. Il lavoro di approfondimento viene ritardato anche dalla ripresa delle attività esplorative dentro Su Molente. In questa importante grotta si individuano interessanti punti nei quali allestire nuovi cantieri nel tentativo di superare la Codula ilune verso la sponda opposta. Ma è soprattutto l’esplorazione dell’Inghiottitoio delle Sabbie, molto più a valle e delle sue strette condotte freatiche la cui precedente esplorazione ad opera del nostro gruppo era datata 1992, a distrarci ed allontanarci nuovamente dalla "Diaclasi del Bue". E' il 9.10.2010 quando una squadra mista Gruppo Speleologico Sassarese e Gruppo Ricerche Ambientali di Dorgali con la partecipazione di Marcello Moi del Centro Speleo Archeologico Dorgali "Vittorio Mazzella", ormai entrato a pieno titolo nelle esplorazioni, coadiuvata da speleologi della Repubblica Ceka, torna ad affacciarsi sulla "Diaclasi del Bue". Nell'occasione viene realizzata una complessa operazione di rilievo interno esterno a mezzo geo-radar che approfitta di un immersione speleosubacquea dei ceki verso le remote lande del ramo sud del Bue Marino. Nell'occasione si stima in 25mt. la distanza tra le squadre in grotta e quelle in superficie. Gli speleosubacquei arrivano infatti, percorse delle condotte dal fondo ciottoloso in direzione della Codula Ilune, proprio in corrispondenza dell’area di scavo e riescono a percepire nitidamente il rumoreggiare di martelli e scalpelli fra le nude pareti dell’ormai profonda diaclasi. L’entusiasmo si riaccende e gli scavi riprendono a gran ritmo. Ad oggi siamo tra i 12mt. e i 13mt. di profondità complessiva e la buca non pare volersi concedere facilmente a tante attenzioni. Mancano 12mt. facciamoli insieme. Diamoci da fare.