La grotta-risorgente di Magola a Chiaramonti

Per un weekend decido di staccare con la Codula di Luna. All’ombra di Pedra Molina, Roberto Loru, Sergio Firinu, Marcello Moi, Giovanni Manca, Maria Masuri e una nutrita schiera di speleologi della Repubblica Ceka cercano di effettuare dei rilievi interno-esterno attraverso georadar, in sinergia con una squadra di speleosubacquei impegnata nei rami terminali sud del Bue Marino.  Io invece mi ritrovo con Fabio Franchini,  recente acquisto del nostro gruppo e, insieme, ci rechiamo in una grotta posta in un podere privato nel territorio comunale di Chiaramonti, paese d’origine di Fabio. E’ giornata di vendemmia e nell’aria c’è aria di festa ma il cielo plumbeo minaccia fortunali dati per la giornata successiva. Dopo un buon caffè e dei dolcetti gustati con l’ospitale famiglia proprietaria del podere, Fabio mi accompagna con entusiasmo all’ingresso della grotta-risorgente di Magola, da lui parzialmente esplorata solo di recente e finora non conosciuta. Ci cambiamo, io indosso la muta sopra una tuta speleo ormai a brandelli, mentre Fabio non indossa la muta ma ha i vent’anni dalla sua parte.

 

 

In breve siamo dentro. Fabio scavalca il rigagnolo che fuoriesce

 dalla risorgente e mi guida per il basso passaggio tra i blocchi e cataste di pietre individuato nel corso di una precedente uscita. Appena qualche metro e ci troviamo in una bassa condotta con scorrimento idrico e pozze d’acqua da percorrere ora carponi, ora acquattati sul fondo ciottoloso e sabbioso. Percorriamo la condotta, pressoché rettilinea per almeno venticinque metri superando pozze d’acqua alimentate dal torrentello e da un piccolo arrivo.

 

 

Arriviamo in corrispondenza del punto terminale dell’esplorazione precedente quando Fabio, Enrico e Giovanni si arrestarono in corrispondenza di una pozza d’acqua contro una bianca colata. Il passaggio è semi-sifonante, appena un dieci centimetri d’aria non promettono nulla di buono, per cui decidiamo di svuotare la marmitta e di buona lena recuperiamo in una trentina di minuti almeno un trenta-quaranta cm. Fabio è incontenibile e il suo entusiasmo velocizza le operazioni. Ci aiutiamo con dei secchi e cerchiamo di lavorare la roccia a bordo della marmitta per agevolare il deflusso dell’acqua. Riesco finalmente a superare il passaggio. La condotta, sempre bassa, comincia a serpeggiare ma prosegue e sembra allargare la sua sezione. Aspetto Fabio costretto ad un bagno ormai fuori stagione. Ma si riprende subito e punta direttamente verso il buio di fronte a noi.

La sezione si allarga leggermente mentre la volta rimane bassissima e riusciamo appena a filtrare fra un nugolo di piccole stalattiti scavandoci il passaggio sul fondo ciottoloso e sabbioso.

 

Percorriamo almeno una settantina di metri di condotte tortuose fino a che in lontananza Fabio mi comunica che è in piedi. Pensiamo che sia fatta che la stretta frattura, d'improvviso comparsa sulla volta, abbia deciso di allargarsi e renderci più comoda la progressione, ma dopo appena dieci metri, in corrispondenza di uno slargo allagato, la condotta prosegue con l'ennesima serie di strettoie. Qui ricompare l’acqua che sembra provenire da una bassa diramazione laterale, una bassa condotta semi-sifonante dalla sezione leggermente più ampia rispetto alle condotte appena attraversate. Decidiamo di lasciare alle nostre spalle l’interessante diramazione per proseguire verso il fondo.  La volta si riabbassa costringendoci a strisciare nella sabbia.

 

Ancora una trentina di metri di passaggi al limite  ci portano alla fine dell'esplorazione almeno per questa volta. La condotta termina contro depositi di  conglomerato e sabbie che richiedono mezzi più decisi di disostruzione. Più avanti il buio lascia intravedere sempre scomode prosecuzioni.   

 

 

Ritorniamo sui nostri passi e, con l'incoraggiamento di Fabio, decido di provare ad entrare nella diramazione allagata. Mi spingo verso l’interno per appena un paio di metri con una ventina di centimetri d’aria a disposizione e riesco ad osservare la condotta dalla volta semicircolare che prosegue allagata e sempre molto bassa curvando appena, per poi proseguire quasi parallela alla condotta di ingresso.

Da rivedere. Ci torneremo.