Ritorno a Sorigalza
Sabato 19.07.2014 Grotta di Sorigalza. Siamo qui, ancora una volta, con Corrado ed Enrico ma, stavolta, anche con Floriana, appena iscrittasi al gruppo, ma nata per fare speleologia. Non è un caso che dopo Carcaragone e la Grotta del Sorel, alla sua terza uscita, ci segua anche qui per la bella Vallata del Rio Alchennero, pronta a conoscere gli stretti e bassi meandri allagati di questa grotta dai più trascurata.
Entra Corrado seguito a ruota da Floriana. Gli lasciamo un po’ di vantaggio quindi entriamo anche noi. Stavolta con Enrico cerchiamo l’equilibrio con l’ambiente. Cerchiamo di non forzare. La grotta pare apprezzare. Ci lascia filtrare pigramente fra le onnipresenti, ricchissime, concrezioni, ma anche scivolare leggeri sulla pietra e sui depositi sabbiosi sempre contro corrente. Nessuno strappo. E’ il nostro mondo ora e cerchiamo di starci bene. Prima strettoia ad angolo retto, da fare in due tempi, cercando di tenersi alti rispetto al pavimento. Sembra facile ma è velenosa. Ad essa segue un passaggio semi-sifonante. Ormai lo conosciamo, è una sorta di battesimo che si rinnova e che ci apre la via nel cuore di una delle ali di pietra che avvolgono la vallata. Eccoci alla terza strettoia, non banale, la porta di accesso al sistema. Allargata quanto basta per far passare molti più esploratori di quanti mai queste rocce ne potranno vedere. Ancora passaggi bassi allagati, apparentemente interminabili sotto una volta con pertugi troppo stretti per farci procedere all’asciutto. Ci permettiamo una pausa ogni volta che diviene possibile sedersi o trovare una posizione carponi. Non c’è fretta di arrivare, tantomeno di uscire. Scavalchiamo una colata. Ancora sull'acqua, ancora nelo stretto. Eccola. E’ la quarta strettoia, una netta curva a sinistra quasi completamente allagata dove occorre prefigurare il movimento e studiare in anticipo la giusta impostazione. Impressiona ma stavolta non ci crea alcun problema. Enrico mi segue per i successivi passaggi claustrofobici, intervallati da un tratto appena un po’ più ampio del meandro ove sostiamo, fino alla quinta strettoia stavolta a destra, non semplice come tutto il resto. Seguono bassi laminatoi ricolmi d’acqua. Sono tra i passaggi più impegnativi della cavità. Ti costringono ad avanzare alla cieca per decine di metri fino ad un tratto decisamente meno scomodo dove la volta si alza e, finalmente, si può procedere quantomeno carponi per diverse decine di metri. In corrispondenza di un grosso masso ritroviamo Corrado e Floriana. Facciamo qualche foto quindi ripartono, superando con un bypass indovinato ed allargato con una decisa disostruzione la volta precedente, un tratto altrimenti impercorribile poiché occluso da un massiccio concrezionamento. Li seguiamo, attardandoci a studiare il percorso delle acque che quasi impercettibilmente continuano a scorrerci accanto per passaggi bassissimi costellati da una miriade di minuscole stalattiti. Prendiamo la direzione. Sempre nord. Ancora passaggi al limite per anse sinuose su un fondo roccioso costellato da piccole stalagmiti proprio accanto all’acqua nella quale siamo costretti a strisciare. Ci rialziamo finalmente in un ambiente più ampio dominato da un camino dal forte stillicidio. Procediamo fino al fondo per passaggi fangosissimi fino a bagnarci, stavolta con sollievo, nel torrente. Passaggio stretto. E’ stato il mio limite la volta precedente ma ero stanchissimo. Chiedo a Corrado di allargarlo appena ma, preso dall’esplorazione, lascia il lavoro a metà costringendomi a forzare un poco. Corrado è schizzato avanti. Senza di lui questa esplorazione sarebbe chiusa da un pezzo. Floriana gli stà dietro, straordinariamente a suo agio, per essere ai primi passi in grotta. E che grotta. Complimenti davvero. Ragazzi al gruppo c’è una speleologa vera.
Segue una bella condotta sempre molto bassa. Arriva anche Enrico. Provo a cercare una via fra le concrezioni ad un livello superiore ma tutto si ferma fra colate impenetrabili alle quali aderisco invano con il continuo timore di incastrarmi. Torno al livello base affrontando i nuovi passaggi acquatici, bassissimi, come sempre. Ti costringono a puntare la meta, trovare una posizione, mantenerla e spingerti alla cieca in avanti. Uno slargo consente di sostare appena. Corrado è sparito oltre il suo precedente limite esplorativo, dopo aver liberato un passaggio da un drappeggio stalattitico. Lo seguo con entusiasmo. Floriana ed Enrico ci seguono ancora per qualche metro. Le condotte sono basse mi tengono schiacciato ma un po’ meno rispetto al tratto precedente. L’acqua è copiosa nonostante la più ampia sezione. I punti dove è possibile girarsi , là dove la volta si alza un poco sui soprastanti livelli occlusi da bei concrezionamenti, sono realmente pochi. Dal punto di vista delle concrezioni la grotta non è affatto male e in questo tratto prova a dare il meglio di se.
Davanti a me il passaggio allagato improvvisamente e inaspettatamente stringe. Corrado è lì davanti, fuori dalla mia visuale, ma dove è passato? Un gradino sulla sinistra mi riporta all’asciutto, consentendomi di salire appena fino ad intercettare a destra un laminatoio asciutto che riporta sull’acqua. Non ci arrivo. Mi fermo a metà dell’aspro e avvolgente passaggio che pare voler fare di tutto per farmi scivolare e incastrare lateralmente. Corrado è comunque vicino, a distanza di voce. Cerco una posizione più comoda e provo ad incoraggiarlo mentre parrebbe brancolare per cunicoli impegnativi che sembrano chiudere. Continua a strisciare sull’acqua per qualche metro con la portata del flusso che a suo dire progressivamente diminuisce. Dalle sue descrizioni parrebbe che là dove si trova le anse e la sezione siano più larghe ma il soffitto sempre basso sotto livelli superiori difficilmente accessibili per via della ristrettezza dei passaggi. Percorre un nuovo tratto con poca acqua che alla fine stringe troppo. Torna quindi indietro per costeggiare il corso d'acqua a vista su un tratto asciutto parallelo che diviene di non facile percorribilità. Da rivedere poiché la stanchezza può giocare brutti scherzi. E’ una decina di metri davanti, a tratti anche un po’ più lontano. Lo sento nitidamente ma non lo vedo e lui non mi vede. Non si scorge neanche la luce che si sia infognato in un rametto laterale? Una perdita del torrente? Nell’attesa risalgo un poco ancora con la grotta che stavolta mi consente di prendere un po’ più quota, presentando una discreta corrente d’aria. La si ritrova davvero raramente sui livelli superiori per cui ne sono colpito e incuriosito. Mi lascio scivolare ma il passaggio è occluso parzialmente da alcune concrezioni. Oltre sembra andare avanti. Con un po’ di lavoro si potrebbe proseguire. Potrebbe bypassare il tratto inferiore occluso dal concrezionamento e dai sedimenti e riportarci a strisciare fra le acque del torrentello. Lo stesso Corrado nel dare un’occhiata al nuovo pertugio, ne è entusiasta ma ha lasciato inavvertitamente la mazzetta alle sue spalle. Torneremo a prenderla la prossima volta poiché di ripercorrere il laminatoio a ritroso non se ne parla proprio. L’uscita pare lontana, lontanissima da quaggiù e decidiamo di rientrare chiamando a raccolta le energie fisiche e mentali che ci rimangono. In uscita appena dentro l'acqua colgo una condotta incredibilmente asciutta sulla sinistra non troppo stretta da potersi dire chiusa. Non l'avevo vista all'andata avrò modo di provare a visitarla la prossima volta. Per oggi abbiamo dato abbastanza.
Alla sala con il camino ci riuniamo a Enrico e Floriana in paziente attesa e infreddoliti. Si torna indietro nella stessa formazione dell’andata. Corrado e Floriana partono per primi. Ritrovo il mio equilibrio con l’ambiente pur con un po’ più di fatica. Anche Enrico è a suo agio. Ci fermiamo quando ne abbiam voglia, ritrovando con pazienza l’uscita dopo le ultime, micidiali, strettoie da affrontare sempre con la dovuta attenzione. Ritroviamo all’esterno l’entusiasmo di Corrado e Floriana, bravissima davvero. Divoriamo i tramezzini preparati da Enrico e rinviamo ad una prossima uscita ulteriori scoperte. Sorigalza non è chiusa, La cerca delle sue sorgenti è lungi dall’essersi esaurita anche se addentrarsi fra i suoi cunicoli allagati richiede sempre maggiore attenzione e dedizione.
Alle prossime puntate. Una o due uscite all’anno gliele possiamo pure dedicare.
Antonio Murgia