Nove anni sotto la Codula: la "nostra" giunzione.

E’ bene ricordarlo. Non ci sarebbe stata alcuna giunzione, senza gli ormai quasi dieci anni trascorsi in Codula di Luna dal Team Su Molente. Una storia che non è possibile riassumere in poche righe ma che mi piace provare a raccontare,  perché sa ricordarmi che “S’Incontru” è una conquista anche nostra. E' poco importa se nel giorno in cui i sistemi carsici di Su Palu-Su Spiria e di Su Molente sono stati uniti, portandosi dietro il Bue Marino, non c’erano i nostri Roberto e Leo, e non c’era nessuno di noi, ma solo ragioni che continuano a sfuggirmi mentre scrivo queste righe e che hanno impedito l’organizzazione di una vera festa comune capace di rendere giustizia al  gigante sotterraneo  e a tutti coloro che, negli anni, si sono avvicendati nella sua straordinaria esplorazione.

 

Non importa, il sogno di tanti e non di pochi, lo sforzo di molti e non di alcuni, hanno dato nuovo respiro alle ricerche e spiegato che laggiù, quel regno di pietra e d’acque, ha molto ancora da raccontare. Il gigante sotterraneo c’è sempre stato e resterà a lungo, mentre le genti passeranno, come le sagole e i segni di nerofumo o i bollini rossi dei rilievi, come i silenzi assordanti che sanno di occasione mancata e i protagonismi, che omettendo ed esaltando oltre misura, provano a mistificare il reale corso degli eventi. Si spegneranno le luci della ribalta e con esse le chiacchiere e allora resterà solo la storia, quella vera, quella lontana dai riflettori e dai microfoni. Una storia che è anche nostra. Anzi, per quanto riguarda Su Molente e il suo spingersi, in ogni dove, nel cuore della montagna, è soprattutto nostra. La riassumerò fra queste righe perché anche noi possiamo ricordarla ed esserne fieri e possiamo farne una festa nella festa, in questo nostro cinquantennale. Lo devo alla Codula di Luna che ci ha spinto e frenato in tutti questi anni, facendoci crescere assieme a lei e aiutandoci, forse, a divenire persone migliori. Lo devo alla nostra Grotta che ci ha avvicinato fino a sfiorare il traguardo ma senza farcelo toccare, quasi che fosse troppo poco, quasi che fosse un niente rispetto alla grandiosità che ha saputo offrirci e alle direzioni che continua a segnare. Lo devo soprattutto agli amici ai quali, ora so, non avrei mai potuto rinunciare. Sono quel che di più prezioso resta di una storia esplorativa. Sono quello che rimane di un viaggio. Lo devo, infine, a me stesso  per tutte le giornate che ho scelto di trascorrere all’ombra di quei versanti calcarei che, se torni a trovarli, continuano a stringertisi addosso, come per invitarti a cogliere, nel regno della pietra colorata dagli oleandri, l’odore del mare.

E’ la Primavera del 2007, mese di Aprile, quando si corre fra le vergini gallerie della grotta di Su Molente, appena scoperta. Le esplorazioni si fermano al cospetto della grande duna che domina la sala terminale. Qui una impegnativa campagna di scavo, porterà sulle sponde di uno specchio d’acqua che nasconde dei passaggi sifonanti. Sarà Roberto Loru ad affrontarli in solitaria, scoprendo un misterioso lago, cuore di un sistema immenso, e poi gallerie asciutte e sommerse che puntano a monte e a valle, invitando a fendere quel buio assoluto.

Sempre Roberto Loru affronterà da solo, in una serie di uscite successive questi sifoni, cominciando a disegnare le maglie del gigante sotto quest’angolo della Codula di Luna su cui lancia la sua ombra il profilo di Pedra Molina.

E’ la storia di Roberto ma anche quella del GSS che, di week end in week end, trasporta i pesanti materiali da sub per le pietraie della ripida “Iscala ‘e Su molente”, quindi in grotta fino al sifone, e poi fuori, nuovamente, in uno sfiancante sali-scendi settimanale.

La grotta è complessa, l’impegno richiesto enorme, per cui Roberto chiama l’amico di sempre, Leo Fancello, pilastro della speleologia subacquea isolana ma, soprattutto, amico, di quelli che non voltano le spalle se non per guardare se ci sei ancora e sai tenere il passo.

A questo punto inizia una seconda fase delle esplorazioni, dentro gallerie sommerse che portano i nostri sempre più lontano e che coinvolgono nuovi e vecchi amici come Carmelo Logias del Centro Ricerche Ambientali di Bosa o gli speleologi della Repubblica Ceka. L’esplorazione di un bel sifone laterale di 240 metri, intervallato da un lago, porta Roberto e un gruppo di speleosubacquei  Ceki, nel settembre 2008, a riemergere all’asciutto ed esplorare nuovi ambienti fin sotto la Codula, dove si riuscirà ad aprire un secondo, importante, ingresso ai rami a monte del sistema: il Ramo del Bue.

Il Gruppo Speleologico Sassarese e il Gruppo Ricerche Ambientali di Dorgali, con la coppia Roberto Loru e Leo Fancello, esplorano quindi verso monte un primo sifone di 290 metri ad una profondità massima di -21 metri, poi una grande galleria di 180 metri e ancora sifone di 40 metri a -7 metri di profondità.

E’ il week end dell’ 1-2 giugno 2008, quando si raggiunge l’incantevole “Galleria dell’Attesa” con un enigmatico specchio d’acqua laterale che rimane ai margini dell'esplorazione, votata a raggiungere i  sempre più vicini rami a monte del sistema sotterraneo. La grande galleria sabbiosa, si lascia percorrere, sotto una volta che lascia solo intravedere misteriosi vuoti, fino all’ennesimo sifone che sbarra la strada .

Seguono altri 320 metri di grandi condotte sommerse, a -25 metri di profondità massima, che Roberto e Leo finiranno di esplorare nel week end dell’1-2 agosto 2009. Superano il limite esplorativo raggiunto in precedenza dall’amico Daniel Hutñan, coinvolto nell’esplorazione di queste regioni remote, e percorrono i grandi ambienti della galleria “Vecchi e Stanchi” nei quali si inoltrano fino a fermarsi contro il lago terminale (“Su Molente, l’anello mancante del primato”, Speleologia, n.61 Dicembre 2009, pp.16-25; Antonio Murgia, Roberto Loru; “Il risveglio della Codula”, Bollettino n.19 del Gruppo Speleologico Sassarese, pp.3-8).

Sarà ancora Roberto nel settembre 2011, coadiuvato dagli amici di sempre e, stavolta, anche dalla Federazione Speleologica Sarda, invitata a prendere parte alle esplorazioni, ad immergersi, in solitaria, nel sifone che si nasconde sotto le acque del  lungo lago di 100 metri che rappresenta il limite estremo delle esplorazioni verso monte. Esplora  un caotico dedalo di passaggi che lo portano ad intercettare ambienti subaerei che paiono proseguire solo nello stretto, fra le concrezioni. E’ Su Spiria. Lo è certamente ma non è ancora giunzione. Torna quindi indietro per riunirsi ai compagni, che lo aspettano nella Galleria Vecchi e Stanchi, e ricompattarsi con il resto del gruppo nella Galleria dell’Attesa. Qui Roberto e Leo, concentrati nella cerca di “S’Incontru”, avevano tenuto in sospeso l’esplorazione del misterioso sifone laterale dalla acque cristalline. Qui Alessandro Tuveri e Pierpaolo Porcu si immergono senza però indovinare la via giusta. E’ tuttavia, proprio da qui che gli speleosub della Repubblica Ceka riemergeranno, chiudendo i conti con una straordinaria e, per alcuni, leggendaria giunzione, quella del “Bue Marino” con “Su Molente”. Arrivano dall’estenuante sifone terminale del ramo sud (630 metri di lunghezza per una profondità massima di -35 metri), esplorato e rilevato anche dai nostri Roberto Loru e Leo Fancello. Raccolgono i frutti di una complessa esplorazione che, negli anni, li ha portati a seguire le tracce dei grandi speleosubacquei francesi Patrik Penez e Francis Le Guen, per ritrovarne e superarne il limite esplorativo risalente al 1982 grazie ad una sequenza di passaggi sifonanti e grandi gallerie che consentono loro di scavalcare la Codula e congiungersi alla “Galleria dell’Attesa”. La “Codula sotto la Codula” sorprende ancora, cedendo un tassello fondamentale e per niente scontato, nella composizione del puzzle sotterraneo di oltre 70 km. recentemente balzato alle cronache speleologiche nazionali (Roberto Loru, “Esplorazioni speleosubacquee nella grotta di Su Molente”, Sardegna Speleologica n.25, pp.15-22; Daniel Hutñan, 2013, Way under the valley, Bue Marino).

E’ un successo straordinario nonostante la notizia passi in sordina e senza festeggiamenti particolari. “Su Molente” si prende il “Bue Marino” o, se si vuole, è il “Bue Marino” a prendersi “Su Molente”.

E’ il week end del 9-10 novembre 2013, ancora Roberto, stavolta con Diego Vacca ed il supporto della FSS, indovina la via giusta nel sifone terminale a monte del sistema, infilandosi in un pozzo enorme e profondo dove Diego si ferma a -35 metri. La giunzione che si  insegue da anni sfugge ancora, nascondendosi nelle profondità di una fredda galleria sommersa (Daniele Maugeri, Roberto Loru, “S’Incontru, viaggio nel sistema sommerso della Codula Ilune”, Sardegna Speleologica n.26 aprile 2014, pp.15-25).

Saranno Daniel Hutñan e Miroslav Manhart che esploreranno l’anno successivo questo recesso nascosto del grande sistema, raccontando di acque molto fredde,  di un pozzo sopra un lago che sfugge verso un livello superiore irraggiungibile, di finestre che si aprono nel soffitto della galleria sommersa e di una condotta principale che non vuole saperne di fermarsi e di abbandonare la via d’acqua, preferendo addentrarsi negli angoli più nascosti della montagna.

In queste gallerie profonde gli speleologi ceki tessono una rete di sagole in corrispondenza di una grossa concrezione sommersa. Qui arriveranno gli speleosub FSS nell’ultima esplorazione di giugno a suggellare un collegamento chiave, inseguito da anni.

Il post giunzione non ferma l’esplorazione del gigante sotterraneo, che è lungi dall’essersi esaurita. Roberto Loru e Leo Fancello riprendono le ricerche verso valle e la risorgenza di Cala Luna, supportati dai compagni di sempre e dai nuovi amici del TAG di Thiesi e dello Speleo Club Domusnovas. Affrontano un sifone di 200 metri già percorso in parte da Roberto in solitaria, poi da Leo coadiuvato da Marcello Moi e, infine, superato da un altro membro del team Su Molente l’amico Thorsten "Toddy" Wälde, nella esplorazione supportata dalla FSS del 2013. Sarà Roberto al termine dell'estate di questo lungo ed impegnativo 2016,  con due successive immersioni, a spingere in solitaria l’esplorazione verso valle oltre il limite conosciuto del sistema, supportato dalle nuove leve nel panorama speleosubacqueo Sergio Sedda del TAG e Michele Sechi dello Speleo Club Nuoro.

La storia continua quindi. E’ la storia di tutti certo ed  è anche la nostra storia. La storia degli ultimi straordinari anni del GSS in Codula. Una storia che ogni tanto fa bene ricordare.