Il GSS a Su Palu (seconda parte)

Serie di strettoie. E’ la parte iniziale della diaclasi di accesso alla cavità.

Incredibile quanto mi ricorda l’ingresso del “Ramo del Bue” e di “Su Molente”.
Pozzo d'ingresso frazionato. Corrado e Sergio scendono in libera. Io preferisco il metodo tradizionale.

“Così ripasso un po'…” mi dico. La diaclasi è profonda complessivamente diciotto metri che si superano con due frazionamenti e immette nell’ambiente di frana iniziale. Subito grande.

Si perde rapidamente dislivello fra i grossi blocchi fino al torrente. I catarifrangenti luccicano in lontananza illuminati dai nostri caschi rigorosamente a led (è la prima volta senza carburo a Su Palu per me, ma  posso dire che il mio buon impianto Mastrel svolge a dovere il suo lavoro funzionando egregiamente).

 


Acqua…non è troppo  fredda…Bassi passaggi fra colate e concrezioni…Pseudo-sifone. Siamo a circa 350mt. dall'ingresso e son già sudato. Passa Sergio. Gli passiamo gli zaini. Passiamo anche noi.

Quasi tutti con la tuta speleo e il sottotuta addosso. A “El Alamein saremo già asciutti”….
Fabio è l’unico che decide di spogliarsi, per poi costringerci, a qualche minuto di freddo nell'ambiente dello "Spogliatoio", che fa seguito ad alcune decine di metri di galleria allagata oltre il passaggio semi-sifonante.

 

Lo osserviamo con tenerezza  vestire tuta e sottotuta, fradici nonostante la cautela del precario trasporto durante il passaggio (poche buste mal chiuse non sono state sufficienti a preservarne il tepore….).

Ci muoviamo...

Splendide concrezioni, cristallizzazioni incredibili, giochi di luce sulla pietra e sui veli d’acqua, poi vaschette e, ancora, colate e drappeggi di calcite, contraddistinguono l'area immediatamente successiva allo Spogliatoio che, superato e lasciatisi alle spalle, il bivio per “Le Canaglie”, immette nella galleria di “Alta Loma” dagli angoli incantevoli e  dalle sorprese nascoste. 

“Alta Loma” si sviluppa per circa quattrocento metri. I catarifrangenti, in sequenza, in lontananza, indicano la direzione ma a volte i passaggi migliori, quelli buoni, bisogna mettersi a cercarli. Li ricordavo pressoché a memoria un tempo  ma oggi faccio un po' di fatica e cerco di stare bene attento a non perdere di vista gli altri posto che, l’unica volta che mi capita, riesco a incasinarmi fra i blocchi sospesi.

 

La grande galleria, piuttosto fisica, ci condurrà in un continuo saliscendi, fino alla “Confluenza” regno d’acque e di fantasie di calcare. Qui il “White Nile”, raccolte le perdite del Rio Codula Ilune, scorre placido in tutto il suo splendore e candore. Bellissimo!
E’ qui che la grotta ha deciso di offrire il meglio di se in un tripudio di forme e candide sfumature, drappeggi di calcite, infiorescenze, stalattiti e stalagmiti a profusione il tutto carezzato dalle gorgoglianti acque del torrente.
Lo percorriamo per decine di metri fino ad una corda che aiuta a risalire in facile arrampicata  sul versante destro della grande forra fino ad una cengia e ad un   traverso che perde gradatamente dislivello giungendo all'attacco del salto sopra la tambureggiante cascata. Una decina di metri più in basso si atterra su un terrazzino sospeso sopra lo spumeggiare delle acque.

Affrontiamo qualche decina di metri di Traverso sopra il rumoreggiante torrente che decide di saltare ancora per qualche metro approfondendosi nella sua corsa...

...stress da traverso…altro saltino di una decina di metri fra strette pareti e siamo nuovamente sul fiume.

 

La galleria prosegue rettilinea. La percorriamo con calma, ovviamente,  avendo cura di bagnarci per bene fino ai primi slarghi  e a delle belle anse sabbiose che conducono di fronte al grande lago e alla cascata del “Blue Nile” che arriva dal cuore ancora in buona parte inesplorato della montagna. Spettacolare!