La partita
Niente da fare per i "sassarini" oggi come nel precedente appuntamento in campo con le "riserve", dopo i ripetuti confronti dall'esito incerto, dopo i primi coraggiosi e infaticabili attacchi alla cieca che avevano portato il GSS a violare ancora una volta la porta del canalone calcareo, dopo la rabbiosa reazione di quest'ultimo che con gioco pirotecnico provava a irretire gli avversari costretti alla difensiva, dopo il deciso ma guardingo contrattacco degli speleo nostrani, capaci di riorganizzarsi, a nulla sono valsi i disperati tentativi degli ultimi due appuntamenti, l'avversario dapprima illude i nostri poi finalmente li doma nonostante, gli svariati tentativi degli ospiti di provare il colpaccio, sempre sotto la costante minaccia di un contropiede dall'effetto fatale. Nessun contropiede per fortuna ma non si è riusciti a segnare e in questi casi il pareggio contava poco, contava solo la vittoria.
Si esce a capo chino dopo una gran partita, l'avversario concede ai nostri l'onore delle armi e non infierisce (perchè altrimenti non sarei qui a scrivere...). Ormai è chiaro da queste parti non si passa.
Ingresso, polvere, finalmente aria, frana incombente non si capisce come fa a star su,
diaclasi stretta. Tubi...tubi sotto frana e sopra massi in bilico su pozzo sottostante. Ora lo vediamo anche da qui.
ce l'avevamo avuto sempre davanti agli occhi, ma lo vediamo solo ora che sappiamo che c'è.
Saletta. Non è chiaro se c'è un reale soffitto e un reale pavimento. Tutto, ai vari livelli, oggi sembra più presente, più incombente,
Massi...ostruiscono la via per procedere oltre, creano gradoni di pietra tra cumuli di macigni enormi squadrati o tondeggianti.
Masso cinto da corde, strattoni. Si muove. Dopo svariati tentativi lo solleviamo, viene posato ai margini del pozzetto sempre lì in bilico,
non c'è altro posto ma sembra stabile, sopra altri grossi blocchi in equilibrio precario...ma oggi dobbiamo scendere...non vi sono alternative
non vi sono tentennamenti.
Muoviamo i detriti tra i massi, precipitano verso il basso, verso un vuoto che è proprio sotto i nostri piedi.
Altro masso...molto grande...incastrato...ostruisce lo stretto accesso al pozzo sottostante, ancora le corde...Enrico prova svariate soluzioni gassa su gassa...la manovra non riesce, proviamo e riproviamo ancora.
Scendo anche io mazzetto...c'è più rabbia che convinzione...ci sono tante, troppe uscite alle spalle per fermarsi ancora qui. Niente.
Corrado prende il mio posto, lo abbraccia, lo solleva, se lo posa in grembo, risale a strattoni di schiena la catasta precaria. nel movimento alcune pietre ruzzolano giù cinque metri più in basso rumoreggiando.
Viene aiutato....anche questo è fuori....ma non c'è spazio...lo adagiamo sugli altri, è sempre lì e balla.
Cerco un ancoraggio naturale...non c'è. Lo invento. Cerco un angolo dove spittare.
Pianto uno spit sulla parete opposta rispetto al naturale...quasi sulla verticale...bello spit devo riconoscerlo...bella placchetta...
Corrado ha già l'imbrago addosso, caliamo la corda, bella corda.
Ci vorrebbe un deviatore poco più in basso ma non c'è lo spazio per martellare ne un appiglio su cui ancorarlo. Metto uno zaino
a proteggerne la corsa. Il pozzo parrebbe breve farà il suo lavoro.
Discensore...chiave....c'è un masso enorme sotto cui passare...Corrado passa giusto giusto per forza di gravità.
Sarà il suo soffitto da adesso...fa finta di non vederlo...perché anche in questo caso non si capisce come faccia a star su.
Scende...si ferma...mazzetta...la roccia si sbriciola si frantuma...cade rumoreggiando poco più in basso. Scende ancora...si guarda attorno...inizia a borbottare... si lamenta...non voglio sentire...non quelle parole.
Si sgancia pochi passi e...diaclasi stretta...strettissima...un palmo...pare allargarsi subito dopo, per poi stringersi ancor più.
Parrebbe retrovertere...parrebbe il naturale prolungamento della rete di fratture d'ingresso solo qualche metro più in basso.
Le pareti sembrano chiuderglisi attorno...il pavimento, che poteva essere l'unica più ovvia via di prosecuzione, pare chiuso,
smuove qualche detrito e della terra...antichissima...niente. Stanchezza e delusione. Non ce lo meritiamo.
Procedere oltre oggi non è possibile...tutto attorno quel caos di blocchi instabili è troppo vivo...come è troppo vivo ciò che precede quell'imbuto di pietra.
E' troppo....è troppo anche per noi...Risale...fatica non poco ad uscire è costretto a sganciarsi
dalla corda prima di infilarsi nello stretto pertugio...in equilibrio precario...passa.
I massi occhieggianti ai vari livelli sghignazzano è come se mani invisibili e clementi li tenessero da dietro...sono ovunque.
Ci sono sempre stati ma oggi ne percepiamo il peso opprimente...sono come sospesi...non si può continuare a far finta di non vederli.
La partita finisce qui...raccolgo tutti gli attrezzi, raccolgo il sacco, quasi capisce che la sua opera da queste parti è finita e perde uno spallaccio. A parte poca roba prossima all'esterno, porto tutto fuori...i materiali stavolta ci seguiranno fino al campo
sotto un cielo senza luna ne stelle. Ritiriamo le nostre cose...siamo fuori...ed è come una liberazione....orgoglio e tristezza si scontrano dentro di noi...malinconia di un sogno che si infrange.
Eppure anche questa grotta che ha fatto di tutto per non diventare tale, riuscendoci infine...ci ha consentito di scrivere nuove pagine
della nostra storia personale e di gruppo. Una bellissima storia.
E poi....udite...udite...Hulk esiste realmente...Signori stà nascendo un vero speleo.
P.S. dimenticavo: c'è da rilevare...anche qui come altrove dobbiamo ancora fare il rilievo, tocca riandarci dunque... potrebbe darsi che l tempi supplementari ci regalino qualche sorpresa...ma non facciamoci troppe illusioni.
Antonio Murgia